Bisogno di CAOS

Come accade che si smette di divertirsi? E quando succede, come si esce dalla rete in cui si è imprigionati?

C’era una ragazza sorridente, vitale, esplosiva come il Sole in piena estate, che amava la notte e gli shot di tequila in compagnia. Amava ballare, guidare senza meta, ascoltare musica e ridere, ridere tanto. Lei ricorda di essere stata simpatica, di aver fatto battute per le quali gli amici ridevano fino alle lacrime. Ricorda l’entusiasmo per le cose nuove, grandi e piccole, e la voglia di scoprire tutto, ogni angolo del mondo, ogni possibilità celata o palese. Ricorda di aver avuto tanti sogni, obiettivi, e il piede sempre spinto sull’acceleratore della propria vita. Ricorda la sua lavagna a muro coi propositi, anno per anno, lunghe liste con voci che venivano depennate man mano che venivano realizzate. Una ragazza che trovava pace nel camminare in mezzo ai prati e si fermava a pensare all’ombra di un salice, seduta su un muretto ammuffito. Che viveva di emozioni, di soffi, di attimi.

Come accade che, ad un certo punto, si diventa così noiosi, apatici, così vecchi? Che si perde interesse per ogni cosa, per tutte le infinite possibilità che non si ha voglia di cogliere perchè manca l’ispirazione, la scintilla, la passione.

La lavagna è vuota, c’è un enorme spazio nero ed il gessetto rotto appoggiato sulla mensola. Ci sono scarpe ordinate in fila, e vestiti divisi per colore. Ci sono compromessi, desideri inchiodati a forza, e mensole piene di oggetti impolverati di un passato che sembra appartenere a qualcun altro.

Bisognerebbe mettere tutto a soqquadro e vivere come capita, senza alcun ordine, e tornare allo stato brado. Bisognerebbe abbandonare i vestiti su una sedia, lasciare le tazze sporche nel lavandino, mangiare sul divano e sporcarsi, oppure non mangiare affatto. Bisognerebbe fare ciò che non ci si aspetta, nemmeno da noi stessi, sovvertire le aspettative e le abitudini. Andare oltre i nostri limiti, anzi, non porseli proprio.

Solo il CAOS può restituirci a noi stessi.